La Mostra dedicata ai Macchiaioli
Capolavori dell’Italia che risorge
Palazzo Zabarella, Padova
La Mostra dedicata ai Macchiaioli è curata da Giuliano Matteucci e Fernando Mazzocca. Si tratta di un vero e proprio omaggio a questo movimento artistico, sviluppatosi a Firenze a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Molte le opere e gli artisti presenti alla Mostra, tra i più noti, Silvestro Lega, Giovanni Fattori e Telemaco Signorini. Presenti anche molti altri nomi, tra cui, Adriano Cecioni, Odoardo Borrani e Raffaello Sernesi. Questi artisti erano soliti incontrarsi al Caffè Michelangiolo di Firenze, per scambiarsi idee, conoscenze e novità, non solo artistiche.
Silvestro Lega, In Giardino, 1883 circa, olio su tavola.
Rinnovamento artistico
In nome di un “Risorgimento” pittorico, i Macchiaioli volevano rinnovare l’arte italiana, confrontandosi con ciò che stava accadendo in Europa, in particolare in Francia. Basta pittura accademica, eliminati i soggetti storici, si guardava alla natura e alla rappresentazione della realtà e della vita quotidiana. Molto stretto il legame con gli intellettuali dell’epoca, teorici e critici, primo fra tutti, l’amico e critico d’arte Diego Martelli. La Mostra mette in evidenza anche l’importanza di personaggi della società civile, come mercanti, letterati, donne colte. Erano loro i veri e propri sostenitori e i primi mecenati interessati soprattutto alle novità portate da questa pittura, che ritraeva proprio la realtà in cui vivevano.
Silvestro Lega, L’elemosina, 1864, olio su tela.
La “Macchia”
Un commento fatto in maniera dispregiativa, durante una mostra, spinse il gruppo ad adottare il nome di Macchiaioli. Fare “alla macchia” significava abbozzare con tratti veloci e approssimativi. L’intento di questi pittori era quello di far sparire i contorni a favore di macchie di colore, accostate o sovrapposte, che creavano un effetto verosimile dell’immagine. Dipingendo all’aperto scene dal vero diventava imperativa la funzione della luce che, attraverso i forti contrasti, esaltava le forme.
Giovanni Fattori, Soldati francesi, 1859, olio su tela.
Paesaggi, vita quotidiana, battaglie
Altro punto fondamentale della pittura di questi artisti riguarda i soggetti scelti: paesaggi naturali o campestri, scorci di vita quotidiana e scene di battaglie con soldati. I bellissimi paesaggi toscani e gli scorci di vita quotidiana sono resi attraverso una pittura che coglie le molte sfumature di un ambiente osservato dal vero, restituendo delle istantanee di momenti vissuti. Si percepisce lo sforzo “eroico” dell’essere umano che, nonostante le difficoltà dell’esistenza, non si lascia sopraffare e trova sempre il modo di andare avanti.
Telemaco Signorini, Ore d’ozio a Riomaggiore, 1892-94, olio su tela.
Soggetti alla “moda”
Il dipinto che più mi ha colpito? La tela di Telemaco Signorini, “Aspettando”, 1866-67. Una donna, all’interno dell’Atelier, sta osservando dei disegni in una cartella, mentre tutt’intorno sono appesi i quadri del pittore. La novità dell’opera di Signorini sta proprio nel soggetto particolare, alla moda e vero, che risente delle influenze d’oltralpe, grazie anche alla circolazione delle Riviste in tutta Europa.
Telemaco Signorini, Aspettando, 1866-67, olio su tela.
Una Mostra “solare”. Valori veri dell’esistenza
La Mostra dedicata ai macchiaioli è solare e luminosa. Quello che colpisce nei dipinti è la forza della luce che illumina le forme, i toni dei colori, le figure, rendendole corpose attraverso forti contrasti di macchie chiare e scure. Bello l’allestimento che fa risaltare le opere sulle pareti colorate delle sale. Come rilevato nell’introduzione alla Mostra è piacevole riscoprire i valori di una quotidianità vera, rappresentati dai macchiaioli come forza che esalta ogni momento dell’esistenza. Uno specchio dell’Italia del tempo, piena di speranze e di sogni, come lo spirito di questi artisti. Uno specchio anche dell’Italia di oggi, piena di speranza e di voglia di recuperare i valori veri dell’esistenza. Sono uscita dalla Mostra portando con me questo spirito di rinnovamento e una bella sensazione positiva. La Mostra dedicata ai Macchiaioli è prorogata fino a fine giugno. Le informazioni le potete trovare a questo link: Macchiaioli Padova
Telemaco Signorini, Un mattino di primavera. Il muro bianco, 1866, olio su tela.
La sede espositiva – Palazzo Zabarella
Palazzo Zabarella è uno storico edificio che deve il suo nome alla nobile famiglia Zabarella, si trova proprio nel cuore di Padova ed è testimonianza dell’aspetto medievale di questa città. Le trasformazioni avvenute nel tempo, in particolare la facciata e le raffinate decorazioni, non ne cambiano l’aspetto originario di fortezza. Dopo vari passaggi di proprietà è oggi sede della Fondazione Bano, laboratorio culturale e di ricerca, che da circa un ventennio organizza importanti esposizioni d’Arte moderna.
Una passeggiata a Padova
Usciti dalla Mostra vi consiglio una passeggiata verso Piazza delle Erbe, che si trova nelle vicinanze. Da Palazzo Zabarella si passa davanti al complesso religioso della Chiesa di San Francesco, una costruzione quattrocentesca, ampliata poi nel ‘500. Accanto all’ingresso della Chiesa e del Convento si trovava l’Ospedale di San Francesco, oggi sede del Museo di storia della Medicina.
Piazza delle Erbe – Palazzo della Ragione – Piazza della Frutta
Proseguendo si arriva ad una grande area comprendente: Piazza delle Erbe, Palazzo della Ragione, Piazza della Frutta e Piazza dei Signori. Per secoli questo spazio fu il fulcro commerciale della Città ed ancora oggi ne mantiene l’aspetto caratteristico. Le due Piazze, delle Erbe e della Frutta, sono tagliate al centro dall’imponente Palazzo della Ragione, simbolo del periodo comunale. L’edificio elegante e raffinato, con logge, colonnine, arcate e portici s’inserisce nello spazio circostante, creando un ambiente unico.
Sosta in Piazza dei Signori
A questo punto è d’obbligo passare in Piazza dei Signori dove, lo spazio della piazza, da mercato si trasforma per l’ora dell’aperitivo in un enorme salotto a cielo aperto. Prima di sederci per un graditissimo spritz, non dimentichiamoci di osservare l’orologio astronomico-astrologico posto proprio sulla Torre dei Carraresi, un esemplare unico nel suo genere, progettato da Jacopo Dondi nel trecento. Seduti in questa piazza possiamo approfittare finalmente di un bellissimo momento di relax, liberi di ammirare le bellezze che ci circondano.